Storia del Merletto Rapallino

Verso la metà dell’Ottocento, sulla scia dell’evoluzione della moda, l’artigianato del merletto dà finalmente segni di ripresa ed ha inizio una fase che per Rapallo, Santa Margherita ligure , e gli altri centri del Golfo sarà quella di massima floridezza e splendore. La lavorazione al tombolo trova terreno fertile in mezzo alla popolazione femminile della Riviera, soprattutto per le povere condizioni di vita di questi paesi che si sostengono quasi esclusivamente coi frutti di una stentata agricoltura ed una modesta attività sul mare. Inoltre la lavorazione dei pizzi consente alle giovani, alle spose, ed anche alle anziane di dedicarvisi fra le mura domestiche, intervallando l’impegno al tombolo alla altre faccende di casa.
Dalle modestissime abitazioni nei carruggi e dalle umili casupole sulla collina, le trine passavano alle botteghe attivissime della Superba, per prendere l’avvio verso le case patrizie, i palazzi sontuosi e le corti di tutta l’Europa.
Il rilancio di questa opera d’arte determina il recupero degli antichi disegni gelosamente conservati, se ne elaborano dei nuovi con figurazioni sempre più complesse, si inventano altri punti da affiancare a quelli famosi entrati nella tradizione, si realizzano rapporti commerciali. Alcune merlettaie lavorano per conto proprio acquistando il filo e la seta e rivendendo poi i manufatti ai negozianti. Altre, invece, in più disagiate condizioni economiche ricevono il materiale dalle botteghe e vengono compensate per la manodopera. Per le giovani rapallesi d’ogni condizioni diventa d’obbligo apprendere l’arte del merletto ed appena in età scolastica si applicano al tombolo sotto la guida di valenti maestre.
Sulle spiaggette, sotto i portici, davanti all’uscio di casa, le merlettaie rapallesi fanno circolo ed il loro chiacchierio vivace si confonde col rumore di nacchere che provocano le cavigge (i fuselli) urtandosi nella frenetica danza che dita sveltissime impongono.
Al inizio del XX secolo apre i battenti in C.so Colombo la Manifattura di Mario Zennaro. Inizia cosi uno studio accurato per modernizzare e ripristinare la gentile arte del merletto accoppiandola a quella gemella del ricamo. A Rapallo viene cosi costituito il primo laboratorio a carattere industriale, impiegando una cinquantina di lavoranti merlettaie, divise in gruppi a seconda della capacità e del tipo di lavoro a cui erano destinate. Nelle sue sale appresero l’arte del tombolo e si specializzarono generazioni di giovani rapallesi, mentre si posero anche le basi per la straordinaria raccolta di esemplari e di veri capolavori che si possono ammirare oggi nel Museo del Merletto di Villa Tigullio. I merletti della manifatture di Santa Margherita e Rapallo si offrono ormai ad una utilizzazione amplissima come parte integrante degli abiti, della biancheria intima e domestica, del arredamento senza vincoli verso un genere ed uno stile preciso. Sono in fiore numerose aziende che lucrano sul movimento turistico e provvedano ad alimentare un vasto commercio di esportazione con i compatrioti del Sud America.
Il processo d’industrializzazione ed il mutamento socio-economico che Rapallo conobbe dopo il primo conflitto mondiale segnano l’inizio della parabola discendente dell’artigianato del merletto. Oggi sopravvive per la forza delle associazioni culturali nate a Rapallo e Santa Margherita per la volontà di gruppi di donne appassionate a questa arte. Il comune di Rapallo sensibile alla tradizione secolare del pizzo al tombolo organizza ogni anno la Scuola di Pizzo al Tombolo proponendo corsi di merletto e ricamo.